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Recensione: Liam Gallagher a Milano fra nostalgia degli Oasis, voce che cede e sfottò all’Inter

Credits: Massimo Barbaglia

 Il rocker è stato protagonista degli I-Days davanti a quasi 30mila persone, nonostante la voce non fosse proprio al massimo

«C'è qualche fan degli Oasis qui stasera?». Domanda retorica che Liam Gallagher ripete tre volte, per aizzare la folla. Basta guardare velocemente le t-shirt che spuntano qua e là, insieme ai tantissimi cappellini da pescatore, suo marchio di fabbrica, per avere un'idea della nostalgia che pervade il pubblico nei confronti del gruppo di Manchester, scioltosi nel 2009 dopo l'ennesimo litigio con il fratello Noel. Anzi, sarebbe da capire se qualcuno fra gli oltre 27mila accorsi sabato sera all'Ippodromo Snai La Maura, sia venuto lì per il repertorio solista di Liam e non per risentire i pezzi degli Oasis.

Il rocker britannico, 50 anni, lo sa bene e infatti nella scaletta del suo concerto agli I-Days (preceduto da The Black Keys e Nothing but thieves, stasera arrivano i Red Hot Chili Peppers e il 15 gran finale con gli Arctic Monkeys), dosa equamente brani suoi e quelli della mitologica band Britpop, partendo in quarta con «Morning glory» dopo essersi fatto annunciare dal coro da stadio Manchester City Champions Chant e da una serie di scritte sui maxischermi che lo descrivono, tra l'ilarità della gente, come «iconico», «umile», «alla mano», «zen» e una lunga serie di altri aggettivi lusinghieri e improbabili, ad accrescere il suo ego smisurato da rockstar.

Parka e pantaloncini corti, consueto modo di protendersi sul microfono tenendo le mani dietro la schiena, Liam conferma il suo status di icona degli anni 90, acclamatissimo dalla gente. La voce, però, almeno in questa occasione non è certo quella di una volta, nonostante l'aiuto del pubblico e delle tre coriste che si aggiungono a una band di sei musicisti: «Certe sere la voce ce l'hai, certe altre no, è la vita», dice lui scusandosi e mettendo da parte per un attimo la proverbiale strafottenza. In poco più di un'ora di concerto, iniziato alle 22 e tagliato corto subito dopo le 23 dicendo «devo proprio andare bellissima gente», l'entusiasmo sale alle stelle sui pezzi degli Oasis, fra «Stand by me» e «Roll it over», chiudendo con «Cigarettes & alcohol», «Wonderwall» e «Champagne supernova», mentre si smorza sui pezzi suoi, meno conosciuti.

I riferimenti calcistici, dopo il trionfo in Champions League della sua squadra, non si limitano all'inno iniziale: «Ci sono tifosi dell'Inter qui fra voi?» chiede Liam, tra qualche fischio e insulto. «E ci sono tifosi del Manchester City?», prosegue, alzando la mano, mentre la sconfitta subita a Istanbul brucia ancora. «Devo dire che i tifosi del Milan sono stati molto gentili mentre ero qui, grazie per tutto il vostro amore e rispetto», conclude dedicando loro «Wonderwall». L'ironia a Liam non manca, né la voglia di punzecchiare. Quel che manca sono gli Oasis. Ma per la reunion più attesa del rock (e anche da lui) bisogna aspettare, chissà quando, il nulla osta del fratello.

Autore: Barbara Visentin

Fonte: Corriere.it

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