Intervista : A Noel Gallagher non piace vivere nel passato
«Puoi chiedergli quello che vuoi», dice il manager prima di iniziare l'intervista con Noel Gallagher, «ma ti chiediamo per favore di evitare domande su Liam o sulla reunion degli Oasis, non vuole più parlarne». Prima e unica regola del fight club; almeno da questo lato del ring non ha più senso tenere i guantoni in mano.
Finalmente, aggiungiamo, nonostante sull'altro angolo il pugile sembra ancora carico per twittare uppercut. A dieci anni di distanza la campanella ha chiuso l'incontro, la baruffa tra fratelli cinquantenni iniziava a puzzare (di stantio). Questa reunion non s'ha da fare, The Chief l'ha detto, ridetto, ripetuto e ribadito ancora.
Certo, nella soap del rock'n'roll di "grandi amori che fanno giri immensi e poi ritornano" ne abbiamo visti parecchi, forse troppi per spegnere la fiammella che ancora scalda i gallagheriani più stoici. A riaprire la ferita, infatti, ci aveva pensato l'inedito Don't Stop… uscito a nome Oasis lo scorso aprile, il primo ufficiale dal 2009. Colpo inaspettato, tanto quanto l'arrivo di Back The Way We Came, il greatest hits in uscita l'11 giugno 2021 che celebra i dieci anni di Noel solista.
«Già tempo di un best of? Non è che gli High Flying Birds ci lasciano le penne? E cosa sono tutti quegli easter egg Oasis nel testo del primo estratto We're On Our Way Now?». Il carosello dei fan è ricominciato. «Quella canzone parla di stringersi attorno un amico che sta vivendo una brutta situazione da cui ha deciso di uscire, ma non dirò di più». Il tema del brano ci ricorda qualcosa…
Quindi proprio nessun ripensamento?
In realtà sono contento di aver lasciato gli Oasis, anche se non negherò mai che il periodo con loro sia stato veramente incredibile e sono fiero di averne fatto parte, così come sono fiero dei miei dieci anni con gli High Flying Birds. Sono cresciuto nella scrittura e nelle idee, la band è cresciuta con me e si è trasformata. Inoltre ho conosciuto e collaborato con persone che non avrei mai incontrato se fossi rimasto con gli Oasis.
Insomma, nessun rimpianto.
Forse un rimpianto c'è, quel concerto a Parigi nel 2009 (la band si sciolse prima di salire sul palco, nda). Gli Oasis sarebbero comunque finiti dopo quel live, ma forse sarebbe stato giusto farlo, almeno per i fan: cercare di calmarsi tutti quanti e di vedere come sarebbe andata. Tuttavia una parte di me è comunque convinta che quel concerto sarebbe stato fottutamente orribile. E poi, sai, a me non piace vivere nel passato.
Infatti mi ha stupito quando, lo scorso aprile, dopo l'uscita di Don't Stop… si era iniziato a parlare dell'arrivo di un "nuovo" album di inediti firmato Oasis.
Avrei voluto farlo uscire, ma non è stato possibile. Durante le prime settimane del lockdown avevo trovato un vecchio nastro contenente sei o sette inediti registrati quando gli Oasis erano ancora insieme. Mi sarebbe piaciuto pubblicarlo, come fosse un regalo per i nostri fan durante un periodo così difficile come l'isolamento. Ma ovviamente Liam non poteva essere d'accordo.
Ma scusa, le canzoni sono state scritte da te giusto?
Corretto.
E quindi Liam come ha potuto impedirti di pubblicarle?
Sai, se si vuol far uscire qualche inedito degli Oasis, tutti devono essere d'accordo su quali canzoni saranno pubblicate, sulla promozione, su come verranno mixate e tutto il resto, e lui non poteva essere d'accordo con nessuna delle mie idee. Ma va bene così, ora sto pensando ad altro, magari le terrò per me e le pubblicherò a mio nome e non come Oasis.
Parliamo allora dei tuoi nuovi inediti, We're On Our Way Now e Flying On The Ground.
Sono due vecchi brani che ho scritto negli ultimi 10 anni ma che non erano mai entrati negli album. Non erano mai state davvero completati e ho approfittato del lockdown per farlo. Credo che We're On Our Way Now abbia un suono più vicino al mio stile "tradizionale", mentre Flying On The Ground sia più soul pop, anche se non mi piace inquadrare le canzoni in un genere. Credo siano ottimi brani, punto, e ne sono molto contento dato che, solitamente, le tracce extra di un best of non sono mai granché. Queste due, invece, sono eccezionali.
È bello sentirti parlare così, temevo che l'uscita di Back The Way We Came significasse la fine degli High Flying Birds.
In realtà se non fosse stato per il lockdown non credo avrei fatto uscire questo disco. Tuttavia durante quel periodo ho riflettuto sugli ultimi dieci anni di carriera solista e mi è sembrato giusto pubblicarlo, aggiungendo due nuove tracce per renderlo più speciale. Questa non è assolutamente la fine degli High Flying Birds, semmai è un nuovo inizio. Mi aspetto tranquillamente altri 10 anni come questi.
Parli spesso del lockdown. Come hai vissuto l'isolamento?
I primi tre mesi sono stati ok, ero appena tornato dal tour e avevo bisogno di riposare. Staccare per tre mesi era quasi una novità per me. Poi quando è arrivata la consapevolezza che sarebbe stato un periodo lungo, cazzo, lì non è stato per niente bello. Mia moglie soffriva, i miei figli soffrivano, la nostra vita quotidiana era stata spazzata via, e non pensavamo ad altro che tornare alla normalità il prima possibile. Grazie a dio sono una persona creativa, il mio mondo è lì dentro, e ho scritto più canzoni nell'ultimo anno di quanto avrei fatto se non ci fosse stato il lockdown. Da un certo punto di vista è stato un bene, ma farei subito a cambio se il mondo potesse tornare alla libertà di prima. Sono successe cose terribili e spero che tutto ciò finisca presto.
Puoi già dirci qualcosa delle nuove canzoni?
Quei brani faranno parte di un nuovo album a cui sto lavorando proprio in questo periodo. Sono ancora in fase di scrittura, diciamo a metà, il materiale sta già prendendo forma ed è abbastanza vario, ma non voglio sbilanciarmi troppo. Credo che potrebbe uscire verso la fine del 2022, forse nei primi mesi del 2023. Non voglio mettermi fretta, ho deciso di prendermi quest'anno per scrivere, il prossimo per mixare, poi vedremo quale sarà lo stato del music business quando sarà pronto.
Quanto ha influito la pandemia su questa decisione?
Ha influito, non posso negarlo. Non voglio far uscire un nuovo album senza poterlo portare in tour come si deve, si perderebbe nella notte dei tempi. Inoltre non ho bisogno di far uscire per forza nuovo materiale, non sono così disperato (ride). Mi posso permettere di aspettare e vedere cosa succede. So bene che mentre sarò lontano dai palchi uscirà tanta concorrenza, ed è per questo che sono concentrato per fare il miglior disco possibile.
Le possibilità di tornare in scena ci sarebbero, l'Inghilterra è stato uno dei primi Paesi a indirizzarsi verso la riapertura dei grandi eventi, festival compresi. In Italia, invece, abbiamo ancora qualche difficoltà in questo senso.
Io non farò nessuno spettacolo, se non qualcosa per la televisione. L'unica ragione per cui, in questo senso, l'Inghilterra è più avanti rispetto all'Italia è a causa del Brexit: siamo un'isola e ora ci è permesso chiudere le frontiere, procedere velocemente con il vaccino e tenere la situazione sotto controllo. Qui in Inghilterra le cose potrebbero tornare più velocemente a come erano prima della pandemia, moltissime persone sono già state vaccinate, ma non credo che quest'estate sarà davvero possibile andare a un festival. Si stanno vendendo i biglietti, ma non credo saranno realizzati. Abbiamo tutti bisogno della musica live, per la nostra salute mentale, per quella sensazione meravigliosa di stare in mezzo ad altra gente. Questo deve essere l'obbiettivo comune, riportare le persone a vivere insieme e senza paura degli altri.
Tu poi sei sempre stato critico nei confronti del distanziamento sociale e delle mascherine.
Sì e lo penso ancora. Credo che la gente non avrebbe dovuto essere costretta a coprirsi il volto, e non sono sicuro che la mascherina o il distanziamento sociale siano stati un rimedio veramente efficace. Anzi, credo siano stati una violazione dei diritti umani, ma viviamo in tempi strani. Non credo nell'efficacia della mascherina e non mi piace indossarla. Non si poteva neanche andare al cazzo di supermercato, ma questo è ciò che è stato deciso. Ora per fortuna sembra che la situazione sia sotto controllo. È il momento di pensare al futuro con ottimismo.
Credi che potremo ritornare ai concerti senza la paura del contagio?
Credo ci saranno molte persone che continueranno ad aver paura, ma penso che la decisione debba essere loro, mentre chi non ha timore del contagio dovrà essere libero di non indossarla. Io non ho mai avuto paura del Covid, perché sono morti solo l'1% dei contagiati. Il 99% è guarito, mi sembra una buona statistica, ma solo in futuro scopriremo come sono andate veramente le cose.
Fonte: Rollingstone.it
Autore: Alessandro Zaghi
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