VOTO: 4/5
Fonte: Rockol.it
Liam Gallagher è tornato in città: la recensione del nuovo album 'Why me? Why not.'
Superata la crisi di mezza età, il più piccolo dei fratelli Gallagher sembra aver finalmente trovato un equilibrio interiore. Ed è pronto ad assumersi le sue responsabilità. Ecco com'è il suo nuovo album solista.
Dimenticate il discolo indisciplinato che causava risse e scazzottate fuori dai locali (una delle più memorabili, quella con l'ex star della Lazio Paul Gascoigne), che spaccava i microfoni durante i concerti o che si presentava in studio ubriaco fradicio mettendo a soqquadro la sala e costringendo il personale a sospendere le registrazioni. Oggi Liam Gallagher è un quasi-cinquantenne che ha smussato gli angoli del suo carattere burrascoso e arrogante per vivere in pace con sé stesso e con gli altri. Le canzoni di "Why me? Why not.", il suo nuovo album, secondo lavoro da solista dopo "As you were" del 2017, parlano anche e soprattutto di questo. L'ex Oasis oggi conduce una vita sana, tranquilla, fatta di corsette mattutine e giornate da trascorrere in famiglia: superata la crisi di mezza età, sembra aver finalmente trovato un equilibrio interiore. Ed è pronto ad assumersi le sue responsabilità.
Scrivere questo album per Liam dev'essere stato quasi terapeutico: dopo essersi lasciato inseguire per anni dall'ombra del glorioso passato, qui il cantante si volta e finalmente lo guarda in faccia. Rivede l'adolescenza difficile e tormentata nella Manchester degli anni '80, il padre che lui e i suoi fratelli non hanno mai avuto, le giornate passate a inseguire quei sogni di rock'n'roll insieme a Noel, le folle oceaniche dei concerti degli Oasis, le continue discussioni che alla fine portarono allo scioglimento del gruppo. E capisce che tutto ciò non lo spaventa più. "Why me? Why not." è figlio della stessa attitudine e dello stesso atteggiamento di "As you were": libero dai suoi demoni e dalle sue paranoie, in questa manciata di canzoni Liam racconta la sua rinascita - come uomo e come artista. Ma senza rinunciare all'atteggiamento da drama queen che ha sempre avuto.
"Now I'm back in the city / the lights are up on me / they tried to keep me locked away / but hallelujah I feel free", urla in "Shockwave", che oltre ad essere la canzone che apre il disco è quella scelta come primo singolo, l'ideale biglietto da visita dell'album. Lui che in questi dieci anni ha più volte cambiato strada e si è sentito spesso spaesato (ricordate l'esperienza dei Beady Eye, con i quali aveva provato a convincersi - salvo poi fare un passo indietro - di poter ricreare la maglia degli Oasis?) ora nei versi dei brani contenuti in "Why me? Why not." racconta di quanto sia stato difficile rialzarsi e rientrare in carreggiata: "Devi tenere la testa alta se vuoi rompere le catene che ti legano al passato", riflette nel ritornello di "Meadow", mettendo una pietra sopra anni tormentati e difficili. Poi ci sono i tanti riferimenti a Noel e agli Oasis, sparsi qui e là nelle canzoni, che potrebbero giocare un brutto scherzo ai fan della band: "You said we'd live forever" canta Liam in "One of us", quasi tendendo una mano a suo fratello, citando l'inno generazionale contenuto in "Definitely maybe" in cui i due dicevano di voler entrare a far parte del firmamento del rock insieme ai loro idoli.
Se i pezzi forti di "As you were" erano le ballate - "Paper crown", "For what it's worth" e "Chinatown" sembravano per certi versi ancora intrise degli umori degli Oasis - in "Why me? Why not." il più piccolo dei fratelli Gallagher sembra concentrarsi più su sonorità rock'n'roll, portando avanti il mondo del gruppo un tempo guidato insieme a Noel (che invece è sempre più addentrato nel terreno della sperimentazione extra rock). Certo, le canzoni non avranno lo stesso potenziale di quelle degli Oasis, ed è lo stesso Liam a riconoscerlo, oggi che ragiona lucidamente sui suoi pregi e i suoi limiti come artista (e infatti anche qui, come nel disco del 2017, si è fatto aiutare da autori affermati come Greg Kurstin e Andrew Wyatt, già al fianco di star del pop e del rock). Ma la sua arma più forte resta l'attitudine: e qui conferma, ancora una volta, che ne ha da vendere.