In una recente intervista rilasciata a Buzzmag Noel ha spiegato il suo punto di vista sull'attuale condizione degli artisti attivi in ambito musicale: secondoThe Chief un'eccessiva attenzione ai dati di vendita e la frenesia generata presso il pubblico dai social media rappresentano le cause prime dell'impoverimento - a suo dire - dell'attuale panorama rock e pop rispetto a quelli del passato.
"Le classifiche? No, sono terribili, davvero", ha spiegato il performer e compositore mancuniano: "Ormai è solo questione di vendite. Non si tratta di promuovere arte o cultura, ma solo di vendere dischi. Vogliono solo quello, cazzo".
La spinta alla performance nelle classifiche va a discapito della crescita degli artisti. "I Queen ci hanno messo quattro anni prima di diventare famosi. I Beatles due. Non è che ti alzi dal letto quando hai sedici anni è sei già un big", ha spiegato Gallagher: "Io non sono stato famoso fino a quando ho avuto 27 anni. Scrivo canzoni da quando ne avevo 14, cazzo, e ho continuato a farlo per più di altri dieci. Quello che dico è che non abbiamo nemmeno avuto la possibilità di essere rimbalzati da qualcuno, perché nessuno era interessato ai noi, ma per come vanno le cose oggi se ti succede una cosa del genere sei fottuto".
I social media, in questo quadro, hanno una precisa responsabilità. "Sono stati i social ad ammazzare tutto", ha proseguito il fratello di Liam: "E' Internet a guidare le nevrosi del mondo. L'unica cosa reale, sulla Rete, è l'odio. E' proprio così: tutto il resto è falso. Divisione o odio sono le uniche due cose vere nel Web. E' imbarazzante, per me, spiegare ai miei figli che sia stata la mia generazione a inventarlo. Steve Jobs, Bill Gates e tutti quegli altri stronzi: ecco cosa ha fatto la mia generazione. E purtroppo non potremo tornare indietro, perché queste abitudini sono troppo radicate nelle persone".
Le abitudini portate dai nuovi canali digitali, Noel Gallagher, le ha sperimentate in prima persona con i suoi figli Anais, Donovan e Sonny, rispettivamente di 21, 13 e 10 anni. "Mia figlia e i due ragazzi sono cresciuti, ormai, e per loro se una cosa non c'è sullo smartphone non esiste", ha concluso: "Una volta sono tornato da una riunione con la copertina di un mio nuovo disco. 'Cos'hai nella busta?', mi hanno chiesto. Ho risposto che era la copertina del mio disco. 'Cos'è una copertina?', mi hanno risposto. 'La copertina di un cazzo di disco!', gli ho detto, per poi spiegargli tutto nel dettaglio: 'Sapete quando andate su iTunes e vedete quella piccola immagine quadrata? Ecco, quella cazzo di piccola foto è una copertina'. E sapete cosa mi hanno risposto? 'Davvero fai delle riunioni per una cosa del genere?'. 'Cazzo se le faccio, è costata centomila cazzo di dollari', gli ho detto. Ma per loro resta solo una foto sul cellulare…".